Io c'è

Massimo Alberti credeva nel miracolo italiano, ma poi ha dovuto affrontare una crisi: il suo bed and breakfast perde scioperi (e denaro), e sua sorella, Adriana, che è sempre stata al centro delle azioni papa la vista dei genitori che Massimo non è in grado di fare qualcosa di veramente valida. Il marito di Adriana, vero, parrocchia senza scrupoli, cercando di cancellare l'in-law, e che la metà del bed and breakfast, che è l'ultima eredità della linea paterna, e che può diventare un simbolo del suo fallimento finale. In particolare, le autorità fiscali lo uccidono, seppellendo la sua posizione imprenditoriale. Fu allora che Massimo si rende conto che il suo gruppo vicini, suore, in modo scaltro e pio, hanno trovato la giusta soluzione per le imprese, esente da tasse: affittare una camera in un monastero di fronte dell'offerta pubblica di acquisto volontaria, in base al quale Agenzia delle Entrate non può essere effettuata perché il monastero è soggetto a la definizione legale di "luogo di culto". Da lì per inventare un culto che trasforma un bed and breakfast in un luogo esentasse, per Massimo il passo è breve.